I Social Media network-based (come Facebook o LinkedIn), sono costruiti a partire dalle connessioni sociali fra gli utenti (network). I Social Media content-based (come Instagram, ma anche Twitter) sono costruiti a partire dai contenuti. Posso trovare contenuti che realmente mi interessano, a prescindere dall’estensione della mia rete sociale. Posso infatti sfogliare il social media content-based a partire da uno specifico argomento. Indivisuado dal famigerato simbolo #, il cosiddetto "hashtag".

Una scelta è mai davvero una “scelta”? Si sceglie perché si vuole o si sceglie perché si deve? Scegliamo "il meglio" o scegliamo solo il migliore dei mondi possibili? Candido, giovane e sprovveduto, viene scacciato dal castello in cui vive ed è costretto a vagare per il mondo alla ricerca dell’amore e di una condizione stabile. Nel suo viaggio incontrerà amici generosi, perché, pensa, il nostro è il “migliore dei mondi possibili”.

Quando, anni fa, abbiamo iniziato questo lavoro e ancora oggi, a dir il vero, ci siamo chiesti cosa fosse realmente importante imparare per offrire ai nostri clienti il miglior prodotto, quello maggiormente innovativo, quello che fa la differenza. Chi lavora con la rete, sa che ogni nuovo prodotto “deperisce” in fretta; tutto è già vecchio un attimo dopo la pubblicazione o la realizzazione. Questa è un’impasse funzionale al lavoro. Eppure, ci siamo detti, ci deve essere un elemento che faccia la differenza, che generi un salto di spessore.

Climate Wisconsin è un progetto didattico multimediale: storie sul cambiamento climatico. I racconti sono degli slideshow, che dimostrano la grande qualità che si può raggiungere realizzando un ibrido tra il classico cortometraggio e il reportage giornalistico. Le fotografie, la musica, le interviste, la registrazione e l'utilizzo dei suoni e dei rumori naturali, le tecniche di montaggio, il mix tra fotografie d'atmosfera e brevi sequenze video ci restituiscono il sapore di un racconto autentico e coinvolgente.

Esiste un copywriting anche per Twitter. I tweet scritti "meglio", attirano maggiormente l’attenzione di altri (e sono più cliccati). Come per il testo di una pagina web, anche per i "cinguettii" è possibile rintracciare delle vere e proprie teorie psicologiche collegate alla scrittura. Teorie che cercano di spiegare come mai un utente è portato a cliccare su un tweet piuttosto che su un altro.

[vc_row parallax="content-moving" parallax_image="3112" css=".vc_custom_1472625844664{margin-top: 60px !important;margin-bottom: 60px !important;padding-top: 15.6% !important;padding-bottom: 15.6% !important;}"][vc_column][/vc_column][/vc_row][vc_row row_content_width="grid" css=".vc_custom_1472477710673{padding-bottom: 54px !important;}"][vc_column offset="vc_col-lg-offset-2 vc_col-lg-8"][vc_column_text] Social media: 4 suggerimenti per la comunicazione visiva Le immagini capaci di interrompere lo "swipe" sono uno dei modi migliori per comunicare sui social media. Cosa significa interrompere lo "swipe"? Su un cellulare, un tablet o un computer, siamo ormai abituati a scorrere ciò che visualizziamo. Accade sia nelle pagine web, che nelle app dei vari social network. Quando ciò che vediamo ci colpisce, smettiamo di scorrere i contenuti per soffermarci sull'immagine che ha catturato la nostra attenzione, rallentando o interrompendo lo scorrimento per visualizzare la foto nei dettagli. Ecco cosa si intende con interruzione dello "swipe". Le immagini accattivanti sono in grado di interrompere lo "swipe" e focalizzare l'attenzione sui nostri contenuti. iStock Photos, il popolare sito di immagini di stock, ci fornisce alcuni preziosi suggerimenti: 1. Dai spazio all'immaginazione del cliente. Le immagini più efficaci spesso lasciano spazio all'interpretazione e, soprattutto, all'immaginazione. La casa automobilistica tedesca Audi spalanca le porte all'immaginazione del cliente. Con quasi tutte le immagini utilizzate, il cliente ha una totale libertà di interpretazione. Questo marchio ritiene che i suoi clienti abbiano "il coraggio di reinventare il possibile" e trasmette questa visione utilizzando immagini

[vc_row][vc_column width="1/6"][/vc_column][vc_column width="2/3"][mk_fancy_title style="simple" tag_name="h2" border_width="5" size="34" line_height="24" color="#393836" font_weight="inherit" letter_spacing="0" font_family="none" margin_bottom="30" align="left"]Piccola guida Pinterest[/mk_fancy_title][vc_column_text] Organizzazione, regolarità e qualità delle immagini: ecco le linee guida essenziali per farsi seguire su Pinterest. Verificare il tuo profilo Pinterest Brand o utente, sembrerete più affidabili e professionali se il vostro profilo sarà verificato. Quando avrete verificato il vostro account di Pinterest (il procedimento è molto semplice), verrà visualizzato un segno di spunta accanto alla URL nel profilo Pinterest. Questa “V” spiccherà nella visione da mobile e durante la ricerca. Oltre a costruire la fiducia, la verifica dell'account permette anche di visualizzare la bacheca delle statistiche (analytics), per verificare come stanno andando i vostri pin e organizzare il vostro piano editoriale di conseguenza. Usa i Rich Pin Per arricchire l’immagine con informazioni, ricette e altri dettagli si possono implementare i Rich Pin, che sono una tipologia particolare di Pin: la visualizzazione di queste informazioni è messa in risalto e catturerà l’attenzione dei potenziali follower. Più informazioni darete ai vostri follower più saranno interessati a seguirvi. Ottimizza il tuo sito per Pinterest È importante che il vostro sito abbia gli strumenti per "pinnare" in modo semplice ed immediato i  contenuti: quando un' immagine piace a molte persone, sarà immediato per loro condividerla pinnandola. Cura la

[vc_row][vc_column][mk_padding_divider size="40"][vc_column_text] I social network e i commenti degli utenti Il post di oggi si ricollega a quanto scritto nell'articolo dal titolo "I social network e l'empatia". Sembra esserci un livello di aggressività, a tratti inspiegabile, nel tenore dei commenti su Facebook, sugli altri social e sui blog. Si tratta di un aspetto e di un fenomeno che dobbiamo tenere in particolare considerazione, visto che stiamo insistendo, in questo blog, sulla necessità di attuare una strategia di "produzione di contenuti" o "content marketing". Se produciamo contenuti originali e interessanti, dobbiamo essere prontissimi a controbattere eventuali battibecchi, con i nostri lettori, che saranno anche potenziali o attuali clienti. E non dobbiamo farci prendere dal panico: già nella vita di tutti i giorni non si può piacere a tutti e ciò che diciamo, le nostre idee, le nostre azioni sono soggette, appunto, a commenti e a critiche. In rete questo fenomeno è amplificato. Occorre esserne più che consapevoli. Interessantissimo, ci pare, a tal proposito, questo articolo di Massimo Mantellini, apparso su www.ilpost.it [

[vc_row][vc_column][mk_padding_divider size="40"][vc_column_text] I social network e l'empatia Sull'Huffington Post e sul supplemento de La Repubblica, D, è comparso un articolo sull'empatia, e sul ruolo che la tecnologia svolge, nel "mediare" il nostro rapporto con gli altri. Tutto inizia con una intervista a Bill Drayton. Bill Drayton è il fondatore di Ashoka, organizzazione non profit che da tempo promuove l'imprenditoria sociale, termine da lui coniato e diffuso nel mondo. La visita è iniziata chiacchierando del bimbo appena nato a uno dei giornalisti, autori dell'intervista, a cui è stata regalata, dallo stesso Bill, una tutina con la scritta "maestro di empatia". L'empatia è una cosa che si pratica in due e il modo migliore per coltivarla è dare l'esempio. L'amore fa sviluppare il cervello. Dobbiamo crescere bambini mostrando immagini d'amore. I filosofi lo sanno da secoli."Nessuno può vivere felicemente curandosi soltanto di se stesso", scriveva Seneca e saper dare è considerato in modo unanime un passaggio chiave per la realizzazione spirituale, in quasi tutte le tradizioni e pratiche religiose. "Solo una vita vissuta per gli altri è una vita che vale la pena di vivere", diceva anche Einstein. Dal punto di vista scientifico, pare che siamo così predisposti in questo senso, che quando diamo agli altri i nostri geni ci

Google Adwords, ma dobbiamo iniziare ad abituarci a chiamarlo, da oggi in poi, Google Ads è sicuramente uno degli strumenti più potenti ed efficace per promuovere e rendere visibili il tuoi contenuti online.

Perché Google Ads?

Ce lo spiega direttamente Google stessa nella sua pagina introduttiva: https://ads.google.com/intl/it_it/home/

Raggiungi sempre più clienti.

Se vuoi attirare nuovi visitatori sul tuo sito web, incrementare le vendite online, ricevere più telefonate oppure fidelizzare i tuoi clienti, Google Ads è lo strumento giusto.

Raggiungi le persone giuste al momento giusto.

Gli utenti trovano la tua attività su Google nel momento stesso in cui cercano i prodotti o i servizi che offri.

Imposta correttamente la tua campagna Google Adwords e dormi sonni tranquilli…

Quando si inizia una campagna Google Adwords, se il budget è elevato, i risultati saranno più rapidi, non c’è dubbio… e anche più semplici da raggiungere.
Google Adwords è come un rubinetto: una volta aperto, l’acqua sgorga abbondantemente; se lo chiudi, ovviamente, smette di scendere.

Google Adwords però è un ottimo strumento anche quando si ha un budget limitato: e questo non tutti lo sanno.

Come tanti altri aspetti del web marketing, sembra che il “fai da te” sia la via più economica… come sempre, è la considerazione più sbagliata, perché poi, inevitabilmente si commettono degli errori, che alla fine ci faranno spendere di più. Di più, soprattutto, di quanto avremmo speso se avessimo chiesto la consulenza si un professionista; e, guarda caso, Bubble è qui per questo 🙂

Una campagna Google Adwords, va impostata nel modo corretto, per risparmiare, certamente, ma, soprattutto, per ottenere risultati migliori.

Con una Squeeze Page stabiliamo il primo contatto con i nostri potenziali clienti

Non è una denominazione gentilissima, se traduciamo letteralmente il termine “squeeze”.
Squeeze vuol dire spremere… stiamo spremendo un cliente dunque?
No, non è esattamente così. Stiamo solo cercando di stabilire un primo contatto, cercando di costruire quel rapporto di confidenza e di fiducia tipico della Post Trust Era, in cui il cliente è diventato sempre più diffidente di ciò che gli viene detto o raccontato.

Lo scopo della “squeeze page” è quello di ottenere almeno l’indirizzo e-mail di un cliente potenzialmente interessato a noi.
Attenzione, però… Se appena incontrata una persona, chiedessimo subito il suo numero di telefono, senza fornire una motivazione precisa, di sicuro scatterebbe il muro della diffidenza, che probabilmente sarebbe invalicabile, da quel momento in poi.
Allora, è chiaro che bisogna agire in modo molto più soft e in modo da infondere una progressiva e crescente fiducia su ciò che di buono siamo in grado di offrire.

Una squeeze page, (chiamata anche lead capture page, opt-in page o funnel page), non è altro che un particolare tipo di landing page che ha come unico obiettivo la raccolta del nome e dell’indirizzo email permettendoti di avere tutti i dati che ti servono per intraprendere un rapporto con il tuo nuovo lead.

Esploriamo questo oggetto, chiamato landing page, che è un sito, o più in generale, una pagina specifica pagina web, ma non è un sito come siete abituati a immaginarlo.

A volte non serve un vero sito… sono soldi, tempo e fatica sprecata.
La landing page è essenzialmente un sito di una pagina (in una visione più estesa un mini-sito di max 2-3 pagine).

Non solo, a volte il nostro sito contiene già delle landing page, solo che non sappiamo come utilizzarle.
Una landing page è letteralmente una “pagina di atterraggio”; quindi qualsiasi pagina sufficientemente specifica e che contenga un testo persuasivo, che convinca l’utente a contattate al nostra azienda per chiedere ulteriori informazioni, è candidata a divenire una landing page.

Quante volte, in questo momento di crisi, interminabile, mi sono alzato dalla scrivania urlando: “Basta! Io vado a vendere Hot Dog (magari a New York, perlomeno)! Non è possibile andare avanti così!”

Beh, l’Hot Dog che piace a tanti, ma non a tutti, ci fornisce un ottimo spunto per ragionare sulle landing pages.
L’idea di parlare degli Hot Dog mi è venuta leggendo la newsletter di Francesco Gavello e il post sul suo blog: Il Business Degli Hot Dog.

Com’è possibile collegare gli Hot Dog con le landing pages?

Ripeteremo più volte in queste pagine che mettere online un sito, senza una strategia “editoriale”, per la generazione e creazione dei contenuti, serve davvero a poco.
Ecco quali sono le tipologie di contenuti su cui si può ipotizzare di lavorare; come dice il titolo, sono contenuti che faranno felice anche Google, oltre che i lettori/potenziali clienti.

Appare evidente che dobbiamo superare la tipica obiezione: “eh ma io non so cosa scrivere della mia azienda e dei miei prodotti!”
Di argomenti ce ne sono tantissimi e quello che dobbiamo sforzarci di fare è di costruire una relazione quasi di “amicizia” con in nostri clienti.