La Squeeze Page: una spremuta di nuovi contatti

Con una Squeeze Page stabiliamo il primo contatto con i nostri potenziali clienti

Non è una denominazione gentilissima, se traduciamo letteralmente il termine “squeeze”.
Squeeze vuol dire spremere… stiamo spremendo un cliente dunque?
No, non è esattamente così. Stiamo solo cercando di stabilire un primo contatto, cercando di costruire quel rapporto di confidenza e di fiducia tipico della Post Trust Era, in cui il cliente è diventato sempre più diffidente di ciò che gli viene detto o raccontato.

Lo scopo della “squeeze page” è quello di ottenere almeno l’indirizzo e-mail di un cliente potenzialmente interessato a noi.
Attenzione, però… Se appena incontrata una persona, chiedessimo subito il suo numero di telefono, senza fornire una motivazione precisa, di sicuro scatterebbe il muro della diffidenza, che probabilmente sarebbe invalicabile, da quel momento in poi.
Allora, è chiaro che bisogna agire in modo molto più soft e in modo da infondere una progressiva e crescente fiducia su ciò che di buono siamo in grado di offrire.

Una squeeze page, (chiamata anche lead capture page, opt-in page o funnel page), non è altro che un particolare tipo di landing page che ha come unico obiettivo la raccolta del nome e dell’indirizzo email permettendoti di avere tutti i dati che ti servono per intraprendere un rapporto con il tuo nuovo lead.

Importantissimo: in questa pagina non dobbiamo spiegare il nostro business in modo diretto, né cercare di vendere subito il prodotto o servizio.
In una squeeze page convinciamo l’utente a lasciarci l’indirizzo email in cambio delle informazioni che egli desidera in quel momento.

Cosa gli diamo in cambio esattamente?

Il metodo più utilizzato è quello di permettere all’utente di scaricare gratuitamente delle informazioni utili, delle guide, in parole povere.

I 7 elementi chiave di una squeeze page che funziona:

  1. Il titolo deve attirare l’attenzione e iniziare a spingere all’azione.
    Una buona norma del web copywriting è scrivere il titolo in forma di domanda. Le domande stimolano subito la mente e l’inconscio a volerne sapere di più.
  2. Il “regalo”
    Il valore percepito di ciò che stiamo regalando all’utente in cambio dei suoi dati, influenza la disponibilità dell’utente a concederci i suoi dati.
  3. La limitazione dei dati richiesti
    Ogni informazione in più che chiediamo è un ostacolo da superare. In una fase iniziale saranno sufficienti solo il nome e l’indirizzo email. Non chiediamo nient’altro. Se avremo bisogno di ulteriori dati, possiamo sempre chiederli nell’email di ringraziamento, successiva alla registrazione.
  4. La brevità
    Informazioni espresse in modo breve, chiaro, conciso.
    Arrivare subito al punto, senza giri di parole.
    Struttura a piramide rovesciata: prima la conclusione, poi pian piano si approfondiscono i dettagli.
    Gli elenchi sono molto utili: semplificano la lettura e incuriosiscono, spingendo a proseguire la lettura, per saperne di più.
  5. L’assenza di link esterni e di strumenti di navigazione
    Questo particolare tipo di landing page deve essere un mondo a sé. Non devono contenere la barra di navigazione o link che potrebbero distrarre l’utente facendolo uscire dalla pagina.
  6. Le indicazioni sulla privacy
    Tutti tuteliamo in modo quasi “maniacale la nostra privacy; eppure, paradossalmente,  quanti di voi hanno mai letto per intero un’informativa sul trattamento dei dati personali?
    Allora, invece di scrivere un papiro, spieghiamo in poche parole, semplici e chiare, che non cederemo a nessuno i dati che ci verranno forniti.
  7. La prima call to action va nell’area visibile della schermo, prima che l’utente inizi a scorrere la pagina
    La call to action in questo caso è il modulo con i box con il nome e la mail e il pulsante “invia”.
    Devono obbligatoriamente essere in un punto visibile, senza che ci sia bisogno di scrollare la pagina verso il basso.
    Nota: per semplicità l’ho chiamato il pulsante “invia”, ma è meglio che non sia così generico. Deve essere più persuasivo e/o contenere un testo che ricordi ancora una volta all’utente il beneficio che sta per ottenere premendo quel pulsante.
    Se la pagina è molto lunga, è opportuno inserire il box di opt-in (così si chiama la raccolta dei dati di potenziali clienti) due volte, uno all’inizio e uno alla fine, in modo da sollecitare il lettore, in momenti diversi della lettura, a portare a compimento l’operazione di registrazione.
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