Quante volte avremmo camminato a piedi fino all’Himalaya piuttosto che leggere ancora una pagina di un libro pesante?

Più o meno mille volte!

La leggerezza è spezia rara.

Ci sono esseri che esprimono naturalmente soavità; poco importa cosa facciano, o di cosa vi parlino: sono anime leggere che emanano vita senza gravità.

Trasformare la realtà: forse è veramente questo il trucco!

Non si tratta di sfuggirle o d’inventarne una parallela ma di viverla trasformandoci con essa, anche perché non conosciamo l’essenza ultima delle cose, e ciò che appare tremendo, può diventare una risorsa per cambiare, e ciò che ci inebria di bellezza può svanire.

Vale allora la pena, bere l’esistenza, coglierne tutti i sapori e i colori senza giudizio.

Se la leggerezza è spezia rara, ancor più lo è ”scrivere leggero”.

“Pesantezza, inerzia e opacità del mondo s’attaccano subito alla scrittura se non si trova il modo di sfuggirle” diceva Calvino nelle Lezioni Americane.

Eppure ci sarà una soluzione?

Forse, la soluzione è, ancora una volta, in noi, nel nostro impegno di cambiamento, nella nostra ricerca di nuove risorse e  di nuove parole per raccontarci.

È vero! Ci sono parole che cerchiamo dentro e fuori di noi, che si lasciano trovare  quando non le stiamo più cercando. Ci sono parole che proprio non conteniamo per esprimere immensa bellezza e terribile dolore.

Le parole giuste, specchio del sentire, si celano, spesso, a noi che rimaniamo “ottusi” a cercarle: è come se fossero dotate di una loro volontà e spingessero per essere lanciate sulla carta e nella rete a loro piacimento.

Come fare allora?

La soluzione ultima per regalare leggerezza, non la conosciamo. Ci sembrano buoni punti di partenza  la ricerca di “grazia” e leggerezza in noi e il tentativo di trasformare profondamente la nostra esistenza per imprimere nella rete positività/fiducia (di altro genere di contenuti, straripano sia la  carta che il web).